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Incanta di giorno quanto di notte… chissà quante persone lo hanno attraversato… chi per lavoro… chi per comodità e molti per ammirarne la sua bellezza.
Ha in sé un fascino particolare, le sue figure riflesse all’imbrunire sull’acqua appagano lo sguardo in tutte le sue forme, angoli e prospettive.
Anticamente era un collegamento fondamentale tra Firenze e la via Cassia per raggiungere Roma. È stato più volte danneggiato dalle piene e completamente distrutto il 4 novembre del 1333, in una delle alluvioni più disastrose che arrecò parecchi danni alla città.
Taddeo Gaddi, l’architetto che lo ricostruì nel 1345, ebbe un’intuizione geniale: tre larghe campate a sesto ribassato per permettere all’acqua e ai detriti, in caso di piena, di passarci sotto più agevolmente. Tutt’ora godiamo di questo ingegno che nel tempo è stato danneggiato dalle alluvioni ma mai distrutto e sempre riparato.
Una volta finita la costruzione del ponte “nuovo” il comune collocò una meridiana così che tutti potessero usufruirne per leggere l’ora. Oggi, sconosciuta a molti, la possiamo ammirare quando arriviamo nella piazzetta, dove c’è il busto di Benvenuto Cellini; dobbiamo guardare in alto a destra, sul tetto di una bottega, è posizionata su una colonna bianca. La meridiana è una mezzaluna graduata, con l’ago del tipo a ora canonica cioè rappresenta solo le ore diurne ed è divisa in 12 parti. Le ore canoniche, vengono segnate dall’ombra proiettata grazie alla lunga asticella che attraversa il quadro e la fa sembrare quasi una simil antenna parabolica.
Guido Colucci ( 1877-1949) è stato incisore, pittore e ceramista ed è con questa incisione (tecnica acquaforte) che nei primi del 1900, racconta questo scorcio di vita quotidiana sul ponte vecchio mentre dall’alto, la meridiana osserva la vita delle persone e delle botteghe.
“Nel trentatré dopo ‘I mille trecento il ponte cadde per diluvio d’acque poi dodici anni, come al comun piacque, rifatto fu con codesto ornamento”.
Alla base del pilastro in marmo c’è questa iscrizione che non è visibile dal basso ma serve a ricordare la terribile alluvione del 1333.
Sulla colonna si trova una lucertolina (collocata per indicare il Sud) e se la leggenda vuole che schiacciare una lucertola sia di cattivo auspicio, coloro che ne incontrano una faranno un buon viaggio.
La meridiana conta due riproduzioni: una si trova nel Palazzo Ximenes-Panciatichi in Borgo Pinti e l’atra nel giardino della Villa I Tatti.
Il ponte, intorno al ‘400, è stato mercato per le carni, per la concia delle pelli e per le verdure così che si potessero sfruttare le acque del fiume per gettarvi gli scarti e tenere la città pulita.
Per il matrimonio di Francesco I dei Medici con Giovanna D’Austria, nel 1565, Giorgio Vasari venne incaricato di costruire un corridoio che potesse collegare Palazzo Vecchio con gli Uffizi e Palazzo Pitti. Il corridoio Vasariano venne così costruito in soli cinque mesi. Delle quattro torri a difesa del ponte, dette “capi di ponte”, solo la Torre dei Mannelli è rimasta al suo posto perché la famiglia si oppose all’abbattimento e il Vasari, per non ritardare i lavori, costruì un ballatoio sorretto da mensole di pietra per aggirare la torre e proseguire la sua opera.
Il 25 settembre 1595, per volere di Ferdinando I Gran Duca di Toscana, divenne il ponte degli orafi. Il Gran Duca volle togliere i macellai così detti beccai, per riportare il decoro e togliere i fastidiosi odori nei quali incorrevano coloro che lo attraversavano. Voleva dare al ponte un aspetto prezioso, così emanò un bando che ordinava di destinare i locali unicamente a gioiellieri, orefici e argentieri.
La piazzetta al centro onora la figura di Benvenuto Cellini, grande artista, scultore e gioielliere del Cinquecento, la sua opera più famosa è il Perseo nella loggia della Signoria e la celebre Saliera di Francesco I, un gioiello di altissima oreficeria realizzata alla corte di Francia a Fontainebleu e oggi conservata nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Oggi, non abbiamo bisogno delle meridiane per sapere che ora è, perché siamo sempre connessi tra telefoni e orologi digitali ma adesso che sappiamo dove si trova, la possiamo ammirare se non altro per ritrovare la lucertola che ci farà fare un buon viaggio.
Maria Cristina Dri
Zà Zà
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