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Bagni di Lucca, il borgo dei primati
Bagni di Lucca, il borgo dei primati04/10/2024

Già arrivarci a Bagni di Lucca ti sembra di rivivere i viaggi del Grand Tour europeo del Settecento perché poco è cambiato dal punto di vista naturalistico da allora ad oggi.

Partendo da Lucca, infatti, ci si immerge quasi esclusivamente nel verde delle colline e delle montagne che ti accompagna fino a questa celebre località. Prima di arrivare a Bagni di Lucca si incontra il Ponte del Diavolo fatto costruire, nel 1101, da Matilde di Canossa che governava queste terre, per consentire il passaggio delle galee di mercato sotto l’arcata più alta lungo il fiume Serchio.

Subì diversi restauri nel corso dei secoli, a cominciare da quello voluto dal governo di Castruccio Castracani tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, per finire con l’aggiunta di una quarta arcata alla fine del 1800 per consentire il passaggio della ferrovia.

Un restauro che non si vede grazie alla bravura degli architetti di fine Ottocento che, in Italia, inventarono il falso storico intervenendo su molti siti architettonici aggiungendo ma senza snaturare.

 

Bagni di Lucca

Bastano dieci minuti dal Ponte del Diavolo a Bagni di Lucca e, subito, ci si accorge di quanta storia è passata in questa cittadina, a partire dall’epoca del Grand Tour. Lo si vede dall’impianto urbanistico che unisce grandi edifici a case più piccole.

“Gli edifici più grandi erano alberghi: Grand Hotel de Russie, Hotel d’Europe, Grand Hotel du Royal Casinò, Hotel d’Amerique e via dicendo. – mi racconta Virgilio Contrucci, lo storico locale che si è offerto di accompagnarmi alla scoperta di questo luogo straordinario – Già dai nomi si capisce l’internazionalità che c’era in questo posto”.

Un luogo che, va detto subito, non è un solo borgo ma si divide in almeno tre differenti località: Bagni Caldi, Ponte a Serraglio, Bagni alla Villa. Oggi Bagni di Lucca vanta il primato di essere il più esteso comune di montagna d’Italia, con le sue 25 frazioni ma questo non è che uno dei primati. Gli altri li scopriremo strada facendo.

Ma perché era così internazionale il borgo?

“Per due motivi principali – continua Virgilio – Da un lato era sulla strada che collegava il Brennero con Roma, quindi la maggior parte di coloro che volevano visitare l’Italia passavano, per forza, da qui. L’altro motivo erano le Terme e il primo Casinò da gioco costruito in Europa”. E qui c’è un altro primato.

Le terme di Bagni di Lucca

Conosciute fin dal Medioevo, le terme di Bagni di Lucca sono frutto di acque ricche di calcio, solfato e cloruro che scorrono sotterranee fino a una profondità di 2/3 chilometri e affiorano lungo fratture per emergere in superficie a temperature che possono raggiungere anche i 54°.

Fino a pochi anni fa erano ben nove gli stabilimenti termali, ora resiste solamente il Bagno Bernabò, con una vasca realizzata in marmo di Carrara, sembra su disegno del Canova, e con acque indicate per le malattie della pelle. A fondare questo bagno fu un certo Nicolò Bernabò, pistoiese, che venne a Bagni di Lucca nel 1578 per curarsi. Un giorno, mentre percorreva la strada per andare al Bagno S.Giovanni scivolò nel terreno melmoso nei pressi della sorgente detta della rogna, perché ci portavano a bagnare gli animali che avevano sul vello tracce di rogna. A fatica si risollevò, completamente ricoperto di fango e notò che le sue piaghe erano completamente guarite a contatto con l’acqua termale mischiata alla melma. Fu così che la Repubblica Lucchese costruì un nuovo bagno dedicandolo a Bernabò che divenne ancor più famoso quando Michel de Montaigne, uno dei tantissimi ospiti illustri di Bagni di Lucca, scrisse nel suo diario, dato alle stampe nel 1774, che “il sabato, la mattina a bona ora, andai a tor l’acqua di Bernabò. Questa è una fontana tra le altre di questo monte et è meraviglia come ne ha tante, e calde e fredde… un Bernabò, leproso, avendo assaggiato et acque e bagni di tutte le altre fontane si risolse a questa, dove guarì”.

C’è speranza, sempre, che i complessi termali riprendano il loro corso, a maggior ragione, in questo momento storico dove le persone cercano sempre più rimedi naturali. Sprecare questo patrimonio fa veramente male.

 

L’ospedale Demidoff

Nel 1826 il principe russo Nicolaj Demidoff, venuto a Bagni di Lucca per curarsi la gotta, saputo che i poveri avevano bisogno di un ospedale mise a disposizione la somma di 40.000 ducati per costruirlo. Ad esso venne aggiunta una cappella votiva che si richiama al Pantheon di Roma. Oggi la struttura è sede dell’Associazione Villaggio Globale che porta avanti un progetto culturale per sviluppare l’evoluzione dell’uomo ed è uno dei principali centri internazionali di medicina Olistica per la salute psicofisica e le terapie psicosomatiche.

Il primo Casinò d’Europa

Entriamo, con il signor Virgilio, e ci troviamo in un edificio spoglio ma che esprime un grande fascino. Ora c’è solo una stanza, bellissima, che viene utilizzata per i convegni. 

L’edificio che ospita il Casinò fu disegnato dall’architetto Giuseppe Pardini (autore di molti altri edifici storici di Bagni di Lucca) nel 1839. Il Casinò fu voluto da due imprenditori francesi, Adrien Mathis e Edouard Ginnestet, che ottennero la licenza dal Duca di Lucca Carlo Lodovico. Si potevano giocare solo franchi francesi e sterline per evitare, senza successo, che il palazzo venisse frequentato ad avventurieri mescolati all’aristocrazia europea. Fu il primo in Europa e fu costruito qui perché si era radicata a Bagni di Lucca un’enclave di aristocratici inglesi che qui potevano, oltre che a curarsi, dar sfogo alle loro eccentricità e alle passioni mal accettate dal clima vittoriano che si respirava sulla grande isola britannica.

Gli inglesi a Bagni di Lucca

Ancor oggi i turisti che visitano questo delizioso borgo sono in prevalenza inglesi. Nel XIX secolo, come dicevamo, Bagni di Lucca era una piccola enclave di inglesi; una comunità che sentiva il bisogno di avere un proprio luogo di culto e anche un cimitero che si possono vedere ancora oggi. I coniugi Stisted furono i principali fautori di tutto questo. Il colonnello Henry Stisted aveva combattuto contro Napoleone a Waterloo e sua moglie Clotilda Elizabeth era una donna dai forti gusti letterari.

Da Firenze si spostarono a Bagni di Lucca per fuggire da un’epidemia di colera che coinvolse la città. Qui trovarono la pace e la loro casa divenne ben presto un luogo di incontro privilegiato di tutti i residenti inglesi.

La signora Elizabeth manteneva una ricca corrispondenza con il mondo e, in una delle lettere, descriveva così la vita a Bagni di Lucca: “In tutte le stagioni i nostri amabili vicini della popolazione nativa costituiscono una sorgente di interesse: essi sono sempre pronti per essere utili e grati per ogni piccola gentilezza che noi possiamo render loro ed io sono lieta di testimoniare tutto ciò che è stato detto e scritto a loro elogio. Dopo tanti anni di residenza noi non possiamo dire male di alcuno e non abbiamo a lamentare il più piccolo furto, nonostante la villa abbia dieci porte aperte sul prato ed i portici siano spesso lasciati pieni di libri, quadri e mobili anche durante la notte”.

Il colonnello Stisted fu anche il promotore di una piccola grande trasformazione della cucina a Bagni di Lucca, di cui si trova ancora qualche traccia nelle famiglie e in un convegno che l’Accademia Italiana della Cucina tenne proprio qui qualche anno fa, come ci ha raccontato la preparatissima Angela Amadei, bibliotecaria, che ci ha fatto conoscere il dottor Massimo Betti, titolare dell’omonima farmacia che vanta il primato di condurre la più antica gestione di farmacia d’Europa (probabilmente del mondo) da parte della stessa famiglia: nove generazioni, dal 1709.

Cosa c’entra un farmacista? In questa farmacia il dottor Betti produce e commercializza ancora il curry con la ricetta segreta che il colonnello Stisted confidò al suo trisavolo, il farmacista speziale Adriano Betti, portata appresso dalle Indie dove aveva prestato servizio per il regno inglese. Un curry che continua ad essere apprezzato nei ristoranti più internazionali della Lucchesia.

 

Il cimitero degli inglesi

Costruito, per volere dei coniugi Stisted, nel 1840 ospita 139 tombe, tutte bianche, che raccontano un pezzo di storia molto importante ma anche di amori e amicizie come quella tra Rose Elizabeth Cleveland, sorella del 26° presidente degli Stati Uniti, che volle essere sepolta accanto a Evangeline Whipple che, pur morendo a Londra, volle essere portata qui. Entrambe le tombe sono vicine e identiche. L’ultima sepoltura risale al 1953 ma il cimitero è ancora visitabile e tenuto perfettamente in ordine dai volontari della Fondazione Culturale Michel de Montaigne e dell’Istituto Storico Lucchese.

La chiesa anglicana

Fu voluta dai coniugi Stisted che, dopo anni di residenza a Bagni di Lucca, lamentarono al ducato lecchese la mancanza di una cappella di rito anglicano e di un pastore permanente. Il Duca Carlo Lodovico di Borbone concesse loro la costruzione, superando le proteste dell’arcivescovo di Lucca che, alla fine, pose una sola condizione: la chiesa non doveva avere l’aspetto architettonico di una chiesa ma quello di un palazzo. I lavori furono affidati all’architetto Pardini che rispettò le imposizioni dando all’edificio un aspetto in stile gotico-normanno. Oggi nella chiesa anglicana, diventata patrimonio del Comune, si trova la biblioteca comunale, curata da Angela Amadei, che conserva, tra i 30.000 libri, un migliaio di volumi facenti parte dell’originaria biblioteca anglicana e il fondo Ian Gordon Greenlees che Angela ci racconta così: “Ian Gordon Greenlees nacque il 10 luglio 1913 da una famiglia che possedeva distillerie di whisky in Scozia. Amante dei viaggi si innamorò completamente dell’Italia fino a decidere di stabilirvisi. Greenlees divenne direttore del British Institute of Florence sostituendo Francis Toye che, a seguito di alcune incomprensioni con Harold Acton, aveva deciso di dimettersi il primo maggio del 1958. "Da anni sono innamorato dell’Italia, del vostro bel paese, non soltanto per la grandezza del passato, ma anche e soprattutto per il popolo italiano, così civile, gentile e umano. A conoscere meglio l’Italia, ho acquistato un affetto particolare per la Toscana, la Campania e le Puglie, e nella Toscana posso confessare che ho un grande affetto per Bagni di Lucca, nella valle di Lima, così ricca di ricordi anglo-italiani..." Con queste parole, Ian Greenlees volle raccontare il proprio amore per Bagni di Lucca, il luogo del quale divenne cittadino onorario e nel quale si rifugiò definitivamente una volta abbandonata la direzione del British Institute. La frequentazione della località in provincia di Lucca iniziò nel 1959. Dieci anni dopo, al Bagno alla Villa, capoluogo del Comune, acquistò poi l’antica residenza della famiglia Mansi di Lucca. Qui si trasferì definitivamente nel 1981 e vi fece trasportare lì la sua intera biblioteca, ricchissima e preziosa, oltre all’archivio.

Bagni alla Villa

È la parte più bella e amena di Bagni di Lucca, leggermente sovraesposta per dominare l’intero territorio. Qui ci sono tutte le ville che i signori dell’epoca si fecero costruire. Un particolare balza subito all’occhio: c’è un solo palazzo con i muri di cinta.

“È Villa Reale, fu fatta costruire da Elisa Bonaparte in Baciocchi nel 1811. – racconta Virgilio – Ed è vero, è l’unica protetta dalle mura. Suscitò molte lamentele all’epoca perché metteva in discussione quello che Montaigne aveva ben descritto parlando della vicinanza tra i nobili e le famiglie locali: …questi contadini e le lor donne sono vestiti da gentiluomini ed è bella cosa e rara per noi francesi di vedere queste contadine tanto garbate e vestite da signore”.

Bagni alla Villa è effettivamente un crogiuolo di ville che si aprono una di fianco all’altra convertendo verso la piazzetta del borgo, costruita nel 1470 dall’architetto Domenico Bertini. Lo stesso che diede vita al bellissimo palazzo che oggi ospita Burlamacchi Villas, un hotel raffinatissimo.

Con Virgilio entriamo a Villa Webb, dal nome del banchiere inglese, John Webb, che, nel 1812, la acquistò dai Buonvisi.

“Oggi è la sede della nostra associazione – spiega Virgilio – La villa ha subito molti rimaneggiamenti nei secoli: dopo aver ospitato personaggi illustri quali Lord Byron e Mary Shelley, che qui, si dice, scrisse l’ultima versione di Frankestein, divenne hotel di lusso, il più caro di Bagni di Lucca. Nel dopoguerra fu colonia estiva per gli ingegneri della Piaggio e vide la nascita del prototipo della Vespa, poi divenne scuola professionale e media. Io venivo a scuola nella stanza dove abbiamo ricostruito la camera di Lord Byron. Nel 1978, acquistata dal Comune, fu sede di scuola materna, sede di corsi di danza e, infine, magazzino comunale. Ora, come associazione Vicaria di Val di Lima, cerchiamo di riportare un po’ di splendore: abbiamo portato qui il Museo dell’Impossibile, il museo dei tavoli da gioco del Casino, l’armeria con balestre e archibugi, abbiamo restaurato le antiche cucine del 1500. In una parola vogliamo dare ai visitatori un’idea di cos’era Bagni di Lucca”. Riuscendoci benissimo!

 

Dimenticavo…
Tra i primati di Bagni di Lucca c’è anche: la prima illuminazione elettrica d’Italia (1886); la nascita del movimento Scout in Italia (1910) e una grande voglia, da parte della comunità, di tornare ad essere qualcosa d’importante. Le carte per farlo le hanno tutte!