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I luoghi dove ci sono biblioteche pubbliche frequentate sono da visitare. Sempre! Perché vuol dire che c’è un tessuto comunitario speciale. Non ho mai avuto riscontri negativi di questa affermazione e anche quando sono arrivato a San Daniele del Friuli ho tratto conferma di questo pensiero. Sono entrato in biblioteca convinto che fosse lì la sede della Guarneriana, la più antica del Friuli, e mi sono trovato in mezzo a una discreta massa di persone che scambiavano libri, si sussurravano consigli di lettura.
La bibliotecaria mi ha indicato la Guarnierana “proprio di fronte a noi, costeggia il portico a sinistra, trova una scala sulla destra e, al primo piano, c’è la Guarnieriana”. Detto fatto e la sorpresa è stupefacente: ad attenderci c’è Angelo Floramo, consulente scientifico della Biblioteca Antica, filologo medievista, scrittore raffinato e prolifico che riesce, nei suoi libri, a farti entrare fisicamente nel racconto. Sarà lui a farci scoprire la storia di Guarnerio d’Artegna, umanista del ‘400, fondatore della biblioteca a lui intitolata.
“Se avvertite una mano che vi sfiora la guancia non sono io ma potrebbe essere dello stesso fondatore o della Marta, la strega di San Daniele, i cui regesti sono conservati qui, dentro alla biblioteca”, Angelo Floramo comincia così il racconto della Guarneriana.
“Chi era Guarnerio? – prosegue aprendo le porte della Biblioteca – Intanto godetevi questa meravigliosa sensazione olfattiva di noce e di ciliegio con cui sono state realizzate le scaffalature nel 1700. E poi di pelle, di cuoio, di inchiostro, di bosco con cui si distillavano gli inchiostri per i copisti. La biblioteca è la più antica del Friuli e una delle più antiche d’Italia, siamo nel 1466. Il suo fondatore, Guarnerio d’Artegna, era un’umanista, muore il 12 ottobre di quell’anno e decide di regalare alla comunità di San Daniele il suo patrimonio librario, esclusivamente manoscritto, composto da 187 volumi. Pensate che Petrarca ne possedeva 300, un’umanista friulano che ne aveva 187 era davvero molto importante sotto il profilo culturale. Guarnerio nasce intorno al 1410 e, orfano di entrambi i genitori, viene accolto da un potente protettore, il cardinale Antonio Panciera, Patriarca di Aquileia, una diocesi più vasta di quella papale che si estendeva dal Lago Balaton in Ungheria fino al Lago di Como. Si alleva in casa questo ragazzino che ha una fascinazione per tutto quello che riguarda la scrittura, i cartigli, gli inchiostri. Se lo porta a Roma, lo fa studiare, diventa abbreviatore, copista, lo introduce nell’archivio segreto del Papa e si innamora di Plauto, Terenzio e altri scrittori, è un giovane umanista, ma anche di occhi gentili e di labbra da baciare. Si innamora di una ragazza talmente tanto che vogliono una figlia che chiameranno Pasqua. I suoi potenti protettori vengono, però, a riscuotere il debito di riconoscenza: cosa pensavi, gli dicono, che avessimo investito tanto su di te per lasciarti perdere nel ruolo di sposo felice? Guarnerio è costretto a scegliere tra amore a carriera, sceglie questa seconda, lascia la sua amata ma le chiede di tenere la bambina, Pasqua. Lei acconsente e scompare dalla sua vita. Guarnerio si sposta a Firenze per seguire i lavori del Concilio del 1439, un tentativo di unire la chiesa orientale con quella occidentale. Poi arriva a Udine, prende i voti, fa carriera e tiene la bambina, la fa studiare, cosa non comune a quei tempi. Nel 1445 arriva a San Daniele come vicario del Patriarca di Aquileia che ha ridimensionato la sua estensione in tre feudi: Aquileia ovviamente, San Vito al Tagliamento per il controllo sui guadi e San Daniele per il parsut, il prosciutto che è importante come merce di scambio. Apre a San Daniele delle officine librarie per creare manoscritti, chiama i copisti più famosi, manda i libri a Venezia perché possano applicare lamine d’oro. Nel 1456 la sua carriera si arresta, diventa pievano della chiesa di San Daniele. Perché? Per amore! Perché sceglie di riconoscere ufficialmente sua figlia che si deve sposare. Dopo dieci anni muore senza lasciare nulla alla chiesa ma alla comunità. Per questo siamo qui!”
Una storia incredibile, a maggior ragione se si ha la fortuna di sentirla raccontare dalla voce calda di Angelo Floramo. Il prosieguo del racconto riguarda i passaggi segreti della biblioteca che non ci vengono svelati e alcuni manoscritti che Floramo ci descrive. Uno, in particolare, ci colpisce: 2un ricettario del XII secolo, viene dalla Normandia, raggiunge la Sicilia, va nelle mani di Federico II di Svevia che lo consegna al Patriarca di Aquileia e finisce nella libreria di Guarnerio. La prima parte è Galeno, la seconda sono ricette; il fatto che sia il cuoco che Galeno, medico, facciano ricette è interessante perché, all’epoca, si riteneva che la cucina fosse la prosecuzione della medicina. Oggi queste teorie sono la new age.
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