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L’isola di San Giorgio Maggiore, una Venezia alternativa
a cura di Maria Cristina DriL’isola di San Giorgio Maggiore, una Venezia alternativa31/01/2024 - Venezia
Isola di San Giorgio Maggiore - Il coroIsola di San Giorgio Maggiore - Il coro
E poi… di fronte Piazza San Marco c’è l’isola di San Giorgio Maggiore, così vicina e così discreta quasi a voler gelosamente custodire L’ultima cena del Tintoretto dalla folla dei visitatori.

È un luogo magico, lontano dagli itinerari turistici, capace di conservare dipinti e fatti che suscitano fascino e mistero. 

L’ultima cena si trova all’interno della basilica progettata da Andrea Palladio, sulla parte destra del presbiterio, ed è una tra le più belle ed originali. Il Tintoretto la dipinge tra il 1592 e il 1594, in  olio su tela di 3,65x5,68 metri di grandezza.

Sceglie di ambientare il dipinto in un’osteria veneziana del XV secolo. La prospettiva incalza, i personaggi si animano, e osservando con attenzione nel silenzio della chiesa, sembra quasi di udire il chiacchiericcio, il rumore dei piatti e dei bicchieri. 

L'Ultima Cena: Luci, Prospettive e Dialoghi Dipinti

Isola di San Giorgio Maggiore - Interno della Basilica del PalladioIsola di San Giorgio Maggiore - Interno della Basilica del Palladio
Tre punti luce illuminano la scena: una sorgente profana che arriva dalla lampada, quella religiosa che emanano Gesù e i corpi dei discepoli e la luminosità spirituale che è velata dagli angeli delicati ed evanescenti quasi a proteggere lo svolgersi della cena.

La tavola non è frontale, è grande ed è dipinta in obliquo, e Gesù è impegnato a dare la comunione agli apostoli; Giuda è l’unico raffigurato dall’altra parte del tavolo solo, in rosso e senza aureola. 

Alle spalle degli apostoli due fantesche accorrono per servire al tavolo. A sinistra un mendicante si avvicina, e il discepolo con il gesto delle mani e della testa girata sembra dirgli “aspetta un momento che ascolto il Maestro…”

Un Banchetto Pittorico: Dettagli Vividi e Atmosfera Teatrale

Isola di San Giorgio Maggiore - Tintoretto - Ultima cenaIsola di San Giorgio Maggiore - Tintoretto - Ultima cena
In basso a destra, la cameriera è intenta con una mano ad afferrare un piatto dalla cesta e con l’altra offre dei confetti all’oste, mentre quest’ultimo sta per prendere la frutta sul tavolo.

Sul pavimento c’è la tinozza coperta in parte da un telo e la spugna a simboleggiare la lavanda dei pedi. Un gatto curioso si affaccia sulla cesta dei piatti mentre sotto il tavolo un cane sembra in procinto di saltare. 

La tavola è imbandita, l’atmosfera è calda, e il gioco dei colori e delle ombre danno a questo dipinto un aspetto teatrale.

L’isola diventa ancor più misteriosa quando parliamo di “macchina del tempo”…. pensiamo ai film, ai racconti di fantascienz, ma Padre Pellegrino Ernetti, monaco benedettino presso l’Abbazia di San Giorgio Maggiore, è riuscito a scoprire, grazie ai suoi studi, qualcosa che si è molto avvicinato alla possibilità di rivivere avvenimenti del passato.

È stato un personaggio singolare, vasti sono stati i suoi studi sulla fisica, l’elettronica, esperto di musica sacra, e numerose sono state le sue collaborazioni con l’università Cattolica del Sacro Cuore. 

Padre Ernetti e il Cronovisore: Tra Scienza e Mistero

Isola di San Giorgio Maggiore - Particolare de L'ultima cena di TintorettoIsola di San Giorgio Maggiore - Particolare de L'ultima cena di Tintoretto
In un’intervista del giornalista Vincenzo Maddaloni per la Domenica del Corriere del 2 maggio 1972, racconta dei suoi innumerevoli esperimenti che lo hanno portato alla costruzione del cronovisore. 

La teoria di Padre Ernetti sostiene che ogni essere vivente lascia un’energia della sua esistenza nel tempo, che non si cancella e che permane nell’ambiente; Il Cronovisore è in grado di catturare quest’energia e di riprodurla in suoni e immagini.

Questa intervista suscitò parecchio scompiglio tra coloro che sostenevano il sacerdote e altri che hanno confutato le sue teorie a suon di libri. Della sua invenzione fu talmente preoccupato che potesse finire in mani sbagliate che, prima di morire, portò la macchina in Vaticano perché fosse custodita e non potesse essere utilizzata da alcuno. 

La nota dolente della chiusura del campanile per lavori, ci spinge a ritornare volentieri perché possiamo immaginare che dai suoi 75 metri, offra una delle più belle viste panoramiche su Venezia.

Per raggiungere l’isola il traghetto è Zaccaria, linea 2, il ponte successivo a quello dei Sospiri.