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Sant’Arcangelo di Romagna
a cura di Luigi FranchiSant’Arcangelo di Romagna11/07/2024

1633! È da quell’anno che il mangano dell’Antica Stamperia Marchi si muove ogni giorno, girando su sé stesso, spinto dal movimento dei piedi dei tessitori.

Siamo a Sant’Arcangelo di Romagna, nota al pubblico per il Festival del teatro altrimenti chiamato Santarcangelo Festival che, quest’anno, va in scena dal 5 al 14 luglio, per la sua 54° edizione; e famosa anche per un ristorante unico al mondo, La Sangiovesa, che è un inno alla Romagna e alla sua cultura.

 

Però Sant’Arcangelo non è solo questo. È una bella città dell’entroterra romagnolo, dove la qualità della vita degli abitanti ci è sembrata elevata. Qui ha vissuto per molti anni Tonino Guerra che ha contribuito alla configurazione de La Sangiovesa. C’è un museo, a gestione privata, del bottone dove un’appassionata custode racconta, attraverso i bottoni esposti, la storia recente dell’Italia e del mondo.

Il mangano del 1633Il mangano del 1633

Soprattutto c’è una Sant’Arcangelo da scoprire nelle sue rogge, nei suoi canali sotterranei, nelle sue acque che hanno dato vita al mestiere dei tintori nel lontano ‘600 e che, ancora oggi, l’Antica Stamperia Marchi tiene viva, con la sua bottega dove si trova questo mangano del 1633 perfettamente funzionante, ogni giorno.

 

“È possibile vedere il mangano?” chiedo affacciandomi alla porta della bottega. Una sorridente signora che poi saprò essere Lara Marchi, la figlia di Alfonso Marchi, amico di Tonino Guerra, mi invita ad entrare e mi porta oltre un pertugio in una stanza incassata nel tufo. Qui mi appare la macchina: un enorme ruota spropositata con un grande masso in pietra vicino, in un complesso movimento di travi e di corde. 

 

Il mangano è un’antica ruota calcatoria il cui significato è “macchina che produce forza” ed è servita, fin dall’antica Roma, a costruire grandi strutture ma è Leonardo da Vinci che ne ha riscritto le regole di funzionamento; se, per esempio, l’uomo deve spostare un peso di 55 quintali la ruota deve avere lo stesso peso e, in quel modo, può essere manovrata da un singolo uomo che vi cammina sopra.

Il mercato a SantarcangeloIl mercato a Santarcangelo

Nel caso della stamperia svolge un ruolo fondamentale per preparare il tessuto alla stampa che qui viene prevalentemente realizzata con la ruggine, essendo Sant’Arcangelo vicinissima a Gambettola dove c’è il più alto concentrato di ferrivecchi.

 

Lara Marchi ci tiene a spiegare il suo lavoro creativo, che si esprime dipingendo a mano su tessuti antichi che fanno esaltare al massimo le cromie.

 

Lasciata l’Antica Stamperia ci si addentra nella parte storica di Sant’Arcangelo salendo fino alla Rocca Malatestiana che, nel corso della sua lunga storia, fu contesa tra i guelfi e i ghibellini, tra i Malatesta e i Montefeltro. Un esempio di come questi territori hanno subito antiche e durature guerre, interventi di compagnie di bandiera che depredavano ovunque. 

Il museo dei bottoniIl museo dei bottoni

Non è un caso che, poco distante da qui, sono state inventate le fosse che oggi servono per la stagionatura dei formaggi ma che, nel XV secolo, erano il rifugio dei pochi beni alimentari dei contadini.

 

Oggi la Rocca Malatestiana è proprietà privata perché, nel 1903, fu acquistata dalla contessa Eugenia Rasponi Murat, nipote della principessa Luisa Giulia Murat, figlia di Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e di Gioacchino Murat. Non avendo figli, la contessa Eugenia lasciò il Castello al cugino, conte Giovanni Battista Spalletti Trivelli, nonno della principessa Marina Colonna di Paliano, che lo erediterà definitivamente nel 1992.

 

Storie che si sovrappongono, raccontate anche dagli abitanti, molto cordiali e disponibili come solo i romagnoli sanno essere. Ed è anche per questo che vi consigliamo la visita a questo borgo a pochi chilometri da Rimini.